Il “no” all’eutanasia ha motivazioni pedagogiche
Se la donna può abortire il suo feto (anche sano), perché – pensano senza dirlo – non concedere ad un malato inguaribile di lasciarsi morire ? Qui non si nuoce a nessuno. Se con l’aborto si sopprime il feto, con l’eutanasia si agisce solo su se stessi. Il discorso è un pò brutale ma di una logica stringente. Non si può negare che l’aborto volontario abbia aperto anche questa strada, perchè l’aborto volontario è la massima espressione dell’autodeterminazione.
Per non turbare si usano altri termini come “morte degna”, “uscita dolce”, oppure si complica il discorso parlando di “accanimento terapeutico” che non è preso in considerazione ormai da nessuno e non si vede praticamente più.
La stessa identica situazione è successa quando, invece della parola aborto, si usava il termine “interruzione volontaria di gravidanza”, o “revisione di cavità (uterina)”, o semplicemente IVG.
Per convincere l’opinione pubblica si parla, a sproposito, di casi di eutanasia “clandestina”, che sarebbe da anni praticata illegalmente, e che, invece, bisognerebbe portare nell’alveo della legge. Anche per l’aborto si parlò di aborti clandestini, usando cifre scandalosamente false. La stessa storia.
Infatti chi propone oggi l’eutanasia, sono proprio gli stessi che hanno voluto, e ottenuto, l’aborto. La cultura, e la riflessione, intorno a questi argomenti sono divenuti debolissimi, e prevale il concetto di “diritto individuale”. Questo a sua volta si associa, psicologicamente, al martellante idolo della perenne bellezza giovanile nelle pubblicità, e di una sfacciata esibizione del corpo nudo. La vecchiaia propria, e degli altri, con il declino e la malattia è sempre meno accettata e preparata. Però il malato che non si arrende pur sapendo di morire, insegna a tutti, specialmente ai giovani, la possibilità e il coraggio di far fronte alle avversità. I famigliari che assistono con tanti sacrifici i loro cari gravemente disabili offrono a tutti un esempio impareggiabile di generosità e solidarietà, che è un fondamento per una sana società. Il “no” all’eutanasia come “diritto individuale” ha anche motivazioni psicologiche e pedagogiche evidenti.
Gabriele Soliani