CANCELLARE L’ABORTO. LA POLONIA CI PROVA
di Marco Respinti
La Polonia sta vivendo la vigilia di una decisione storica. La “Camera bassa” del suo parlamento prende visione oggi di una proposta di legge di iniziativa popolare che chiede a gran voce l’abolizione totale di ogni e qualsiasi possibilità di praticare l’aborto. La Polonia porta insomma in giudizio l’élite
Si è trattato di una mobilitazione popolare gigantesca, una grandiosa azione civica nazionale coordinata dalla Fundacji Pro – Fondazione PRO -, diretta da Jacek Sapa. Per settimane ha raccolto firme e sostegni in gran segreto. Nessuno fuori dai confini polacchi doveva infatti sapere, soprattutto – dice Sapa al portale antiabortista statunitense LifeSiteNews
Che infatti esista una strategia internazionale mirante ad anestetizzare la reazione dei popoli e a paralizzare la sovranità politica dei loro Paesi quando sfuggono ai dettami della cultura di morte è palese; ma, ponendo per tutti un precedente culturalmente vincolante, oggi la Polonia dimostra che il suo fuoco di sbarramento non è affatto impenetrabile.
L’attacco alla morale è del resto la zampata post mortem
Lo sforzo profuso dalla Fondazione PRO sarebbe stato del resto vano – e magari pure a rischio d’ideologizzazione – se non fosse stato sorretto dal robusto braccio della Chiesa polacca, che dell’odierna mobilitazione politica è stata sponsor . Come ha detto l’arcivescovo di Cracovia, cardinal Stanlisaw Dziwisz, già segretario particolare di Papa Wojtyla, al settimanale cattolico Gosc Niedzielny – il maggiore di tutto il Paese e altro sostenitore eccellente dell’iniziativa – «la Chiesa insegna chiaramente che i cattolici sono obbligati a non coprire il “compromesso” attuale, ma a puntare alla protezione totale della vita», motivo per cui la petizione all’esame del parlamento è «una soluzione, una di quelle che la Chiesa invoca. Io appoggio ogni sforzo mirante a incrementare la protezione della vita umana».
Il “compromesso” additato dal card. Dziwisz mantiene intanto a mezz’asta l’aborto polacco,
In Polonia l’interruzione volontaria della gravidanza è infatti permessa solo se al feto sono diagnosticati mali o “difetti” gravi, oppure quando è in serio pericolo di vita la madre, o ancora quando la gravidanza è l’esito – così dice il codice – di «attività illegale». Chiaro è, sottolineano i pro-lifer
Resta comunque, fortunatamente, la legge più restrittiva tra quelle vigenti in Occidente e così i circa 82mila aborti del 1989 comunista (il regime imponeva con forza attiva la cultura abortista) sono scesi ai circa 500 del 2008 democratico (dati del Ministero polacco della Salute).
La proposta di oggi azzererebbe invece persino le eccezioni, ai dottori implicati comminerebbe fino a 3 anni di carcere estensibili sino a otto qualora il feto in quel caso abortito avesse pouto nascere e vivere, e applicherebbe le medesime sanzioni anche a chi istigasse o contribuisse a un aborto. Per le madri coinvolte però giustamente niente, nessuna pena, nessuna sanzione.
I 600mila firmatari della proposta rappresentano peraltro perfettamente l’orientamento dei polacchi. Un sondaggio del 3 giugno ha contato il 65% di favorevoli alla protezione senza “se” e senza “ma” della vita umana sin dal concepimento, e fra questi il 76% sono giovani tra i 15 e i 24 anni (i più favorevoli all’aborto hanno tra i 55 e i 70 anni, ma sono comunque minoranza, visto che il 57% di loro si schiera come i più giovani per il bando totale). E il 23% della popolazione risulta favorevole solo all’aborto attuale, cioè limitato dalle tre suddette clausole.
Risultati clamorosi. Solo nel 2005 il 57% dei polacchi si dichiarava infatti a favore dell’aborto entro la 24a settimana e il 36% si diceva contrario. Nel 2009 i favorevoli all’aborto erano però già scesi al 31% mentre i contrari erano saliti al 64% e queste cifre si sono divaricate ancora di più all’inizio del 2011 quando un sondaggio diverso da quello sopra citato del 3 giugno ha registrato un 85% di polacchi che si definiscono pro-life e un 9% di cittadini dichiaratamente auspicanti il libero accesso all’aborto. Già nel 2007, peraltro, fu avanzata la proposta di inserire nella Costituzione del Paese una provvisione a difesa del diritto alla vita umana dal concepimento alla morte naturale (che comunque, un po’ come accade ora con la nuova Costituzione ungherese, non avrebbe automaticamente eliminato l’aborto): il 60% dei parlamentari l’appoggiò, ma mancò la maggioranza qualificata dei due terzi necessaria a tale modifica.
La proposta che i parlamentari polacchi stanno esaminando in queste ore andrà prestissimo al voto, oggi stesso o al più tardi domani. Se otterrà il 50% più uno dei voti della “Camera bassa”, passerà a una Commissione ad hoc
Sapa ricorda che il 90% dei parlamentari polacchi attualmente in carica si professa cattolico. È cominciata una nuova, corale “insurrezione di Varsavia”?
http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-cancellare-labortola-polonia-ci-prova-2314.htm
GIU’ IL CAPPELLO DAVANTI AI POLACCHI: PREGHIAMO PER LORO ED IMPARIAMO!