Su venti donne incinta solo sei vogliono conservare in vita il loro bambino per cui scatta l’affare colossale
di Giovanni Bensi
«In Russia gli aborti, in quantità industriali, vengono compiuti dallo stesso personale medico che assiste ai parti, negli stessi edifici, e spesso nelle medesime sale, dove avvengono le nascite. Bisogna intanto approvare una legge in base alla quale il personale medico che esegue gli aborti non possa assistere le partorienti, e viceversa. Anche le cliniche dove si effettuano aborti non devono avere nulla a che fare con le cliniche di maternità». È una misura proposta da Anton Zakasovskij, ginecologo di S. Pietroburgo, pravozashchitnik («difensore dei diritti umani»), come egli stesso si definisce, e attivista del Movimento per la vita («sono un coerente avversario dell’aborto», precisa) nella “capitale del Nord”.
PER ORA LA DUMA HA APPROVATO UNA LEGGE CHE NON VIETA DI RECLAMIZZARE GLI ABORTI, MA OBBLIGA CHI LO FA A DEDICARE ALMENO IL 10 PER CENTO DELLO SPAZIO PUBBLICITARIO ALL’INDICAZIONE DEGLI EFFETTI DELETERI DELL’ABORTO STESSO. PERCHÉ QUESTA LEGGE?
Perché sugli aborti molti ci guadagnano, e la cosa è immorale e incivile. È ben noto che negli ospedali dello Stato il personale medico riceve stipendi molto miseri. Per i parti, si capisce, nessuno paga in più. Ma per gli aborti si paga, eccome. E poi c’è un aspetto macabro. Arrivano nelle cliniche rispettabili rappresentanti di varie ditte che hanno grande bisogno di «materia prima » (cioè, come si dice, di «materiale abortivo», in pratica i cadaveri dei bambini) per ottenerne cellule staminali: a loro servono soprattutto cadaveri di bambini sani, per i quali si paga bene, i bambini di alcolizzati e drogati non servono.
INSOMMA, UN IGNOBILE COMMERCIO…
Sì, e poi le donne che abortiscono dopo la dodicesima settimana sono pronte a pagare grosse somme, poiché dopo questo termine l’aborto nella Federazione russa è già un reato penale.
SONO MOLTE LE CLINICHE CHE PRATICANO ABORTI ILLEGALI?
Una quantità enorme di cliniche private, come si diceva nell’Urss, «esegue e supera il piano» degli aborti, che vengono organizzati su vasta scala. I dirigenti di queste cliniche sono ben contenti di fare quanti più aborti ‘criminali’ possono, perché dal numero di bambini uccisi dipende direttamente il benessere economico dei dipendenti della clinica.
C’È FORSE PURE UN PROBLEMA DI FORMAZIONE, NON SOLO PROFESSIONALE MA ANCHE ETICA, DEL PERSONALE SANITARIO?
Fin dal principio nelle università gli ostetrici-ginecologi vengono preparati al fatto che devono eseguire aborti. Nessuno studente delle facoltà di ostetricia e ginecologia può sostenere gli esami se non ha eseguito personalmente un aborto. Anche se uno studente dichiara di non voler effettuare un aborto per convinzioni etico-morali o religiose, non cambia nulla: o esegui l’aborto, o non passi l’esame.
QUESTA SITUAZIONE HA DEI RIFLESSI NEGATIVI SULLA PSICOLOGIA DEI MEDICI?
Può bene immaginarsi lo stato d’animo di un medico che, ad esempio, riceve nel suo studio venti donne gravide e solo sei di esse vogliono conservare in vita il loro bambino.
Fonte: Avvenire, 19/07/2011
Pubblicato su BASTABUGIE n.206