Spagna: il governo taglia l’aborto gratuito?
Madrid Il governo taglia l’aborto gratuito – Tempi duri per le cliniche abortiste spagnole.
La crisi rischia di mordere anche i succulenti profitti di un business che solo nel 2010 ha mosso 52 milioni di euro. La preoccupazione dell’Acai – l’Associazione cliniche accreditate per l’interruzione della gravidanza – è chiara. Temono che nella foresta di tagli imposti dal premier Mariano Rajoy al settore sanitario, la scure cada anche sull’aborto. Il ministero della Sanità guidato da Ana Mato non esclude di eliminare l’interruzione volontaria della gravidanza dalla lista delle prestazioni gratuite. L’obiettivo? Risparmiare. Il dicastero non ha ancora preso una decisione: sta analizzando l’elenco dei servizi sanitari che potrebbero essere spuntati dalla gratuità per alleggerire un po’ le casse pubbliche (in forse anche anche la fecondazione assistita o il cambiamento di sesso). È probabile, però, che il ministero della Sanità sia in attesa della decisione della Giustizia: è quest’ultimo dicastero che si occuperà della prossima riforma della legge sull’aborto di Zapatero. Uno strappo mai digerito dalla società spagnola, e non solo dal punto di vista morale. Le tasche sono sempre più vuote. E gli aborti costano. Prima di Zapatero la legge spagnola prevedeva tre casi legali di aborto: per malformazione, rischio fisico e psicologico per la madre e violenza sessuale. Dal 2010 si può eliminare un feto nelle prime 14 settimane senza se e senza ma: l’aborto è libero, gratuito e permesso anche alle sedicenni senza autorizzazione dei genitori. Il governo di centrodestra ha annunciato che stralcerà anche quest’ultimo paragrafo della riforma. Oggi è possibile abortire in un centro privato convenzionato a spese della sanità pubblica. Se la norma cambiasse, spetterebbe ad ogni regione decidere se pagare o meno. In Aragona le cliniche abortiste hanno già sospeso l’accordo che ha accumulato un debito di 800 mila euro. Michela Coricelli Avvenire 3 maggio 2012
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